Come può una bambina, che eredita dai nonni il trauma dell’espulsione dai loro villaggi, dell’esilio e della condizione di rifugiati a Gaza,
che vive per ben 3 volte in prima persona il trauma di vedere attorno a sé la morte e la distruzione seminata dagli aerei israeliani, senza un attimo di respiro per un tempo interminabile
come può questa bambina non impietrire per il dolore e non essere paralizzata dal terrore della morte?
Malak Mattar, è nata Gaza nel 1999, ha vissuto dei traumi cumulativi, compreso quello di vivere in una prigione a cielo aperto (Gaza dal 2008 subisce il blocco dell’esercito israeliano), da bambina è effettivamente rimasta impietrita, ma poi è riuscita ad elaborare il dolore e la paura della morte attraverso la pittura.
Nel 2014, durante l’ennesimo attacco e bombardamento israeliano, ha preso una scatola di colori che le avevano regalato e ha cominciato a dipingere. Ancora adolescente ha cominciato a esporre i suoi quadri; ha esposto in vari paesi e ora la sua arte le permette di provvedere a sé stessa e ai suoi studi.
Un esempio luminoso del valore terapeutico e salvifico dell’arte.
La sua pittura è frutto di una ricerca ed esprime la sua visione, il suo sogno. Un sogno a colori. C’è la nostalgia della casa perduta, il desiderio di giustizia, la tenerezza, la fiducia, l’amore della vita, il senso della pace: la colomba, simbolo della pace, è presente in molti suoi quadri.
Se la pace muore, abbracciala, vivrà di nuovo è il titolo di uno dei suoi quadri.
Il poeta Mahmoud Darwish scrive: ho dentro di me un milione di usignoli per cantare la mia lotta
Malak Mattar ha dentro di sé tutti i colori dell’arcobaleno per cantare la sua lotta pacifica e resiliente.
Per la libertà e la dignità delle donne, che sono al centro della sua ricerca e della sua visione. Uno dei suoi quadri ha come titolo Tawra, Rivoluzione, e la rivoluzione è una donna. Forza e tenerezza delle donne.
Per la libertà, la dignità del suo popolo, la giustizia per la Palestina; riconoscimento libertà e giustizia, senza cui la pace sarebbe un sogno che svanisce all’alba.
Ma il sogno di Malak, radicato nella storia e nella cultura del suo popolo resiste; un fiore nato in un terreno impervio e accidentato, come la ginestra leopardiana, resiste ed espande il suo profumo. E ci invita alla solidarietà.
I quadri di Malak ci affascinano, perché, pur nati in una situazione tragica, ci trasmettono amore della vita e speranza.
Mariolina Tentoni
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